mercoledì 3 novembre 2010

COLLE DER FOMENTO INTERVISTA ESCLUSIVA PRIMA DEL LIVE 26/11/2005



Incontriamo stasera i Colle der Fomento, formazione Rap
HardCore che da “Non Ci Sto con la Testa” di 10 anni fa (al momento
dell'intervista n.d.a.) circa ad oggi ha rappresentato ovunque …e “comunque”
l’Hip Hop genuino italiano, con i riferimenti alla scena hard core americana e le citazioni delle altre realtà italiane, che li hanno resi oggi un gruppo fuori
dalla mischia e con lo sguardo puntato verso la realtà e all’avanguardia come sonorità e pensiero …
Li incontriamo poco prima del concerto, qui al CSO RDA May Day di La Spezia,
Danno, Masito aka Beffa e Dj Baro, non perdiamo altro tempo!
 
Intanto atteniamoci al presente: è uscito il vostro nuovo singolo

DANNO: E’ uscito il singolo con tre pezzi più un remix, che è l’antipasto di
quello che ci sarà sull’LP.
 
Una delle formazioni più di impatto del panorama Hip Hop italiano, sempre in
gioco e sempre attenti al sociale, cosa è cambiato in questi dieci anni nel
vostro modo di fare musica e nella risposta che recepite dal pubblico?

D: Nel modo di fare musica siamo ora più caotici di prima, perché prima
avevamo un membro interno al gruppo che si occupava di tutta la parte  
musicale e di registrazione, cosa che ora non c’è più, quindi siamo un pò
più zingari della musica, andiamo un pò da chi ci ospita e quindi da chi ci
fa sentire le cose buone. Dal punto di vista dell’attitudine siamo cambiati
forse più dal primo al secondo disco, quando abbiamo abbandonato la parte
più pischella e più… concentrata sul romanesco, sull’”aò famo caciara”, cioè
la parte dei rapper macchietta…

MASITO: Prima i testi erano molto più in romanesco, era più il modo di fare,
oppure per spinge (spingere n.d.a. ) la città perché c’era poco rap, prima,
in Italia, quindi dovevamo fà quelli di Roma, che parlavano di Roma
eccetera, poi abbiamo abbandonando il dialetto in favore dell’italiano,
sempre più italiano, anche per arrivà a più gente, non che il romano non si
capisca, però pensiamo che sia più difficile fare rap italiano, in italiano
appunto, nella lingua proprio nostra…

D: Poi siamo cambiati perché, mentre all’inizio ci interessava molto tra
virgolette il lato più fisico del fomento, quindi saltavamo sul palco,
strillavamo una cifra, adesso portiamo un rap…che in un certo senso è più
calmo, però è più comprensibile, le parole si devono capire, sono sillabe
ben scandite, perché ci teniamo che i nostri concetti, le nostre idee, le
nostre emozioni arrivino…
 
Sostenete spesso che bisogna vivere qualsiasi cosa sulla propria
pelle, sarà ancora questa l’ispirazione dei vostri testi più sociali?


M: Quando sei pischello, vai contro tutto e vuoi spaccà tutto il mondo,
perché non ti rendi conto della realtà, poi crescendo, purtroppo, un minimo
tutti si devono omologare a quelle che sò le regole di come si vive, del
lavoro, eccetera, a livello di rap, noi abbiamo, bene o male, anche nel
passato, trattato sempre temi sociali, perché comunque siamo gente che viene
da borgate di Roma, o da quartieri più o meno incasinati.

D: Roma è una città vuoi o non vuoi politica, a suo modo, cresci con le  
croci celtiche o con le falci e martelli sui muri,  per cui non dico che per
forza ti devi schierare, noi  non ci siamo mai schierati, né da una parte né
dall’altra, comunque rimanendo, io sicuramente, ma penso anche gli altri del
colle antifascisti, di sicuro non di destra, però non abbiamo mai appoggiato
una certa corrente politica, abbiamo  più cercato di trovare il nostro modo
di dire le cose, ma inevitabilmente, quando cresci, come dice Masito, anche
il fatto che devi lavorare e  ti scontri con la vita e con la società tutta,
ti viene più spontaneo parlare, anche nei testi di sociale, perché le cose
le vivi più, diciamo, da adulto, non sei più il figlio, che c’hai chi pensa
le cose per te, ma ti scontri con tutto il mondo burocratico, con tutto il
mondo dei fatti concreti e non solo del mondo dei teen ager, fatto di  film,
ispirazioni… però è un misto: noi possiamo scrivere testi da una frase che
ci piace, come da una cosa vista in televisione, o come da una cosa che ci
succede… naturalmente ci dobbiamo credere, vivere sulla propria pelle vuol
dire anche quello, credere quello che uno dice, non dire le cose solo perchè
fa comodo dirle, o perché è figo dire una cosa del genere.
 
Bene, cosa c’è da dire sul vostro disco che non trapela dalle rime e dalle
sonorità? Avreste aggiunto o tolto niente?


D: Lo stiamo ancora finendo..

M: Si, è venuto fuori dopo tanti anni di produzione lenta, siamo sempre stati
uno dei gruppi che, fortunatamente ha sempre suonato, qua e là in giro per
l’Italia, abbiamo continuato a fà i nostri testi, la nostra vita, non siamo
usciti con un disco vero e proprio e quindi si abbraccia un periodo di
tempo, abbiamo dei pezzi registrati, scritti nel 2000 e registrati  nel
2002, che usciranno quest’anno o il prossimo, noi abbiamo sempre raccontato
un periodo, questo è, se vuoi, un po’ più lungo, ma è comunque un periodo
lungo, quindi c’è anche una crescita personale nostra.
 
Chi collabora con voi?

D: A livello di produzioni musicali, quindi di beat,  ci sarà Squarta
dei Cor Veleno, Mister Fell, ci sarà Shocca, ci sarà Turi, David
Nerattini aka Little Tony Negri,che è uno grosso, uno che ha fondato la
rivista Superfly, invece come featuring ci teniamo la suspance, non lo
diciamo.
 
Chuck D dei mitici Public Enemy è il primo sostenitore dell’importanza del
downloading per la diffusione della musica tra la gente, in effetti ad
esempio in Italia i prezzi di vendita non sono quasi mai accessibili, voi
cosa ne pensate?


D: Io sono favorevole al downolading, spero che chi ama la musica, chi è
interessato, se si sente un bel disco scaricato da internet e se reputa che
il prezzo valga la pena, si compra anche il disco, perché gli fa piacere
avere proprio l’oggetto. Ad ogni modo è tempo che la musica la facciano i
musicisti, chi ha intenzione di sudare sui palchi, non soltanto i prodotti
costruiti al  tavolino, alla fine se crollano un pò le vendite, ma aumenta
il bacino di utenza di chi ascolta quel cantante perché se l’è scaricato,
più gente andrà ai suoi concerti.

DJ BARO: La grossa colpa dei colossi musicali è che non hanno sfruttato
questo fenomeno, avrebbero dovuto studiare una logica di mercato differente,
abbassare i prezzi e sfruttare il fatto che c’è più diffusione della musica
attraverso il downloading e quindi permette a più gente di arrivare a
comprare il supporto musicale, Cd o Vinile che sia, per me non si è
sfruttato il mezzo, i big si sono comportati come normalmente si comportano
le major di alto livello.

M: I musicisti, specie quelli famosi, che parlano male di internet e di chi
scarica musica, ci fanno anche una figuraccia, perché è
gente che comunque si è costruita una carriera su prezzi altissimi e,
quindi, dovrebbe stare un pò zitta se adesso la gente si è trovata un modo,
una svolta, in un  periodo di caos, per prendersi una cosa gratis, perché
ormai di gratis non c’è niente.

D: Bisognerà aspettare un pò di tempo, quindi si troverà un equilibrio tra
chi scarica e chi compra, la cosa più estrema da dire, la dico, perché mi
piace dirla, è che ci perderanno le case discografiche, che diventano
sempre più inutili, perché vent’anni fa registrare un disco costava
tantissimo, ora te lo fai a casa, con le tecnologie nuove, distribuire un
disco era difficile, ora c'è internet, promuovere è ancora difficile e
costoso, arrivare in tv ancora di più, ma  un sito internet te lo fai con
pochi soldi, per cui la ragione d’essere delle case discografiche sta
finendo, tra un pò non serviranno, se vuoi fare musica te la fai a casa, ti
prendi gli strumenti, impari a usare quelle due o tre macchine, con cui si
fa tutto, e lo fai.
 
Che differenza c’è tra l’hip hop e il rap della capitale e quello del resto
d’Italia? In una metropoli c’è di certo più competizione ma sicuramente
anche più situazioni che possono allontanarti dallo spirito originario del
divertirsi e stare insieme dell’Hip Hop originale….


D: Ci siamo allontanati da anni da quello spirito, Roma poi è una città
coatta nel bene e nel male, quindi ci sarà sempre lo scazzo, anche se
educato, come al tempo ci fu tra noi e Piotta, ognuno deve dì la sua e vuole
primeggiare e questo va pure bene, perché porta più in alto il livello della
competizione, Roma è una città fatta a modo suo, i romani sò fatti a modo
proprio, come nelle altre città, vedi Milano o Napoli, poi è una cosa che va
proprio di moda, quindi…
 
Ancora su Roma, a quanto si dice, c’è sempre stato nel tempo uno stringersi
ai minimi termini e un riallargarsi a macchia d’olio della scena Hip Hop più
seria, questo è ancora vero?


D: E’ colpa del traffico di Roma, che si muove a scatti e poi si riferma, è
la mentalità romana, siamo una città più disorganizzata rispetto a città
lavorative e molto produttive, molto… dove tutto funziona, per cui fa parte
anche della mentalità della gente, forse, noi ne siamo un esempio, abbiamo
avuto momenti di sprint, momenti in cui siamo stati più per conto nostro e
altri in cui siamo tornati di prepotenza su Roma,  o tre anni in cui noi non
abbiamo proprio suonato, non ci invitavano…e poi siamo tornati.

M: Sono tempi parecchio cinici e la gente sta da sola; nel periodo degli anni
ottanta e primi anni novanta, si stava più insieme, si stava più per strada
e ce stavano meno cose, ora è un periodo in cui ci si divide, si sta a casa,
si costruisce la propria barriera…
 
Seguite il rap francese? C’è secondo voi un ritorno all’ascolto dei gruppi
francesi?


B: Secondo me si, in Francia c’è sempre stato un grosso bacino d’utenza,
rispetto a qui, c’è una scena che già prima era grande e ora lo è anche di
più, anche per questione di numeri e fisica che non avremo mai qua,  non è
una questione di usanze, o problemi, o altro

M: Per il gusto mio, il rap fatto dal bianco francese non mi piace, mi suona
molto male e rigido, mentre  gli stranieri che stanno in Francia hanno
portato uno slang che suona molto meglio, vedi gli IAM…
 
Che messaggio per i giovani?

D: Non sprecare il proprio talento

B: Non diventare delle macchiette, dei personaggi sul palco o sotto al palco:
in qualsiasi luogo, bisogna essere se stessi

M: Se la gente vuole fare rap lo provi, se lo studi, impari ad amarlo da sola
con se stessa, in camera propria, con un foglio e una penna, prima di salì
sul primo palco che capita e fa schifezze, tresciate, dì cose assurde senza
senso, che se lo provi e si innamori di quello che fa e quando s’è
innamorato, trovi un palco, faccia un disco o un cd, perché quel tempo non
c’è più, quel tempo in cui uno impara, si  fa le prove, va alle serate e
sale non c’è più, adesso un gruppo la prima cosa che scrivono esce su disco,
quindi il livello è bassissimo, in Italia, proprio bassissimo, a livello di
suoni sembrano tutti americani, ma a livello di contenuti zero proprio, un
trentenne non se lo può ascoltà il rap, io ho trent’anni e  non riesco a
ascoltà quasi nessun gruppo italiano, nun c’ho proprio interesse a
ascoltare…
 
www.collederfomento.com
collederfomento@hotmail.com


Nessun commento:

Posta un commento